La pandemia di covid-19 ha modificato profondamente l’idea tradizionale di abitazione e se le caratteristiche delle abitazioni, come i colori e le forme, sono rimaste legate alla zona in cui sorge l’edificio, oltre il 58% dei Paesi vede oggi le case come spazio “ibrido”, dove abitare e lavorare, ma dove non possono mancare elementi naturali e spazi aperti ancorché comuni.
Oggi si è posto l’accento sulla bioarchitettura, che ha sviluppato un interesse per la sostenibilità verso l’esterno. In termini strettamente tecnici si può dire che la bioarchitettura è interessata a prodotti e processi che siano il più possibile rispettosi dei cicli biogeochimici naturali, il più vicini possibili alle emissioni zero.
La tendenza più importante per il futuro sarà invece la sostenibilità dell’interior design ossia l’uso sempre maggiore di materiali riciclati e un ritorno alla natura. Sempre di più, infatti, nel design degli interni entra con prepotenza la biofilia, ovvero l’istinto umano di connettersi con il mondo naturale, che sino ad ora ha ispirato la poesia, i viaggi lontani, le scelte di vita eco-consapevoli.
L’uso di piante ed elementi naturali come tocchi decorativi nella casa, prediligendo l’illuminazione naturale, la vista verso aree verdi e l’utilizzo di materiali di origine naturale dalle tonalità cromatiche ispirate ai colori della terra, soddisfa questo istinto portando la natura all’interno, creando un senso di benessere negli spazi personali.
Numerosi studi hanno dimostrato i benefici del passare del tempo nella natura, dalla riduzione dello stress e dell’ansia all’abbassamento della pressione sanguigna, all’aumento della produzione della molecola della felicità, la dopamina. Portare questa sensazione all’interno delle nostre abitazioni è il prossimo passo, che non ultimo, renderà possibile estendere detti benefici anche al di fuori della casa, aiutando gli eco-abitanti a pensare oltre le proprie mura.
Giovanni Baravelli Sabena