Il 24 gennaio la Commissione Energia UE ha approvato la nuova Direttiva europea per l’efficientamento energetico, il 9 febbraio il Parlamento UE ha approvato la proposta di direttiva.
Il testo attuale prevede che dal 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno essere in classe E per poi raggiungere la D nel 2033 e arrivare a emissioni zero tra il 2040 e il 2050. Esenzioni: le dimore di «interesse storico», gli edifici di culto, le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 mq e le case abitate per meno di quattro mesi l’anno.
Ciò si scontra con la situazione del patrimonio immobiliare italiano costituito per l’80% da immobili nelle ultime tre classi (F, G, E).
Ora si è aperto il Trilogo, quale negoziato tra le istituzioni europee, per cui tutto è ancora in discussione, in cui i Governi saranno decisivi. Toccherà poi ai singoli Stati decidere se e quali sanzioni applicare.
Così come impostata, la direttiva, determinerebbe gravi conseguenze in virtù dell’inevitabile svalutazione dell’80% del patrimonio immobiliare, impoverendo le famiglie e mettendo a rischio la stabilità economica e sociale del Paese, indebolendo la più importante garanzia del debito pubblico nazionale, ovvero il valore della proprietà immobiliare diffusa.
È assolutamente corretto agevolare il processo di transizione ecologica immobiliare, finalizzato a ridurre le emissioni di CO2, ma tali modalità sono assolutamente inaccettabili. Le corrette modalità per agevolare tale transizione devono partire dal rendere permanenti gli incentivi fiscali immobiliari orientati all’efficientamento energetico e dal prevedere tassi di interessi agevolati per i finanziamenti a supporto di tali interventi, in questo modo si porrebbero le basi per accompagnare la comunità nel riqualificare energeticamente i propri immobili in maniera volontaria e non coercitiva, e, soprattutto, in maniera più concretamente efficace.
Gianluca Giordani