All’interno di uno spogliatoio, come al tavolo di un consiglio di amministrazione, un gruppo prende decisioni migliori se vi è differenza tra le modalità di pensiero e le esperienze dei suoi componenti. La trasparenza e l’equità sono fondamentali per il management, nelle organizzazioni che operano in situazioni mutevoli bisogna basarsi sulle persone, sfruttare i talenti, e la vera problematica risulta la valutazione delle prestazioni, mediante un giudizio sulla qualità del lavoro.
In tutti i gruppi esistono norme per definire i comportamenti, implicite o esplicite, formali o informali, regole di “controllo sociale”, quel controllo esercitato direttamente dai componenti del team e non da un supervisore, una tipologia di controllo assolutamente efficace ma realizzabile esclusivamente con un elevato coinvolgimento di tutti gli attori.
Ognuno è protagonista di una parte, ricopre un ruolo definito dalle attese che il gruppo nutre nei confronti dei comportamenti individuali. Vi sono persone più orientate alle relazioni, altre allo svolgimento di compiti, la loro importanza è la medesima e il loro equilibrio e la loro coesione fondamentale.
Un allenatore, come un manager, deve contrastare la routine per evitare che l’assunzione di determinati comportamenti non venga replicata in circostanze ambientali cambiate, deve sfruttare le competenze specifiche nel caso di situazioni di incertezza, lasciando autonomia alle competenze individuali nella gestione della situazione stessa. Il ruolo del “capo” cambia, da direttore diventa quello di favorire l’adattamento.
Il miglior modo di stare in team è essere al massimo individualmente, perché solo al massimo si può contribuire fattivamente alla squadra, al massimo livello di coinvolgimento il singolo aiuta gli altri ad arrivare al top.
Il lavoro di un allenatore, come quello di un manager d’impresa, è fare una squadra, creare un team, avendo sempre ben presente che si vince insieme!
Gianluca Giordani