Spesso, le cose divenute celebri sono frutto di esigenze o semplici casualità.
Ci riferiamo alla celeberrima camicia rossa indossata da Garibaldi e dagli indomiti 1000 quando, nel 1860, partirono alla volta di Palermo dando inizio a quella campagna che qualche tempo dopo avrebbe portato all’unità d’Italia.
Da lì, la camicia rossa o giubba, è divenuta oltre che un vero e proprio emblema di eroismo l’uniforme più celebre dell’Ottocento.
Non tutti sanno però, che la vera origine risale ad anni prima quando il giovane Garibaldi, insieme a 500 volontari italiani, corse in soccorso del piccolo Uruguay aggredito dalla ricca e potente Argentina.
Al tempo, una azienda tessile di Montevideo che, a causa della guerra e del blocco militare della città non riusciva a piazzare una partita di camiciotti di lana rossa, prodotti per gli operai dei macelli, i saladeros, fece un accordo col governo uruguayano per vendere a Garibaldi uno stock di quegli abiti.
Garibaldi, non si lasciò sfuggire l’occasione e vestì i suoi uomini con quelle rozze tuniche, il cui colore doveva nascondere le macchie di sangue.
Quella veste, lunga sino alle ginocchia, era stretta in vita da una cintura di cuoio a cui si agganciava la sciabola. In testa un cappello di feltro a larghe tese e al collo legati i due capi di un fazzoletto colorato che cadeva aperto sul dorso di quella sommaria uniforme. I pantaloni erano simili a quelli indossati dai marinai genovesi: di tela, lo stesso tessuto utilizzato sulle navi per le vele e per coprire le merci, di colore blu (bleu de Genes) o grigio.
Giovanni Baravelli Sabena