“La sfera, il simbolo della perfezione, della regolarità assoluta. È un oggetto meraviglioso, la sfera viene dalla magia, dai maghi, che sia di vetro che sia di bronzo, che sia piena d’acqua; e anche la sfera è il ventre materno. La sfera è un oggetto straordinario perché riflette qualsiasi cosa ci sia attorno e crea contrasti tali che a volte si trasforma e non appare più. Resta invece il suo interno, tormentato e corroso, pieno di denti, e alcuni dicono che è un elemento che si può agganciare alla tecnologia. Tutto quello che c’è dentro la sfera è proprio l’energia in una forma. La sfera può rappresentare anche la terra; la sfera può rappresentare il mondo. La sfera può essere interpretata come se si possa scindere, come un campo di forze: rompere queste forme perfette e magiche per scoprirne le fermentazioni interne, misteriose e viventi, mostruose e pure. Così provoco col lucido levigato un contrasto, una tensione discordante, una completezza fatta di incompletezza. Nello stesso atto, mi libero di una forma assoluta. La distruggo. Ma insieme la moltiplico”.
È così che lo scultore e artista Arnaldo Pomodoro, conosciuto per le sue grandi sculture geometriche, combina elementi di astrazione e simbolismo. Nato nel 1926 a Mondolfo, Pesaro Urbino, il lavoro di Pomodoro è caratterizzato da superfici lisce e levigate e da forme intricate, spesso frammentate o spezzate, che creano un senso di tensione e trasformazione.
Le sue sculture esplorano spesso temi di contrasto, dualità e relazione tra mondi interni ed esterni. Una delle sue opere più famose è la “Sfera all’interno di una Sfera” (Sfera con Sfera), o anche chiamata “La Palla di Pomodoro” che presenta sfere cave e metalliche con un nucleo interno incrinato, simboleggia sia la distruzione che la creazione, o in senso tecnologico simili ad un ingranaggio.
Costanza Barbiroli