Si avvia verso il termine l’era dei rinnovi automatici delle concessioni delle spiagge e degli stabilimenti balneari. Infatti, dette concessioni, dal 2024 dovranno essere tassativamente assegnate tramite asta. In questo modo il governo italiano si adegua alle normative impartite dall’Europa.
È evidente che questa decisione sia un’arma a doppio taglio: se da una parte ci si adegua alle regole europee, dall’altra si rischia di far finire sul lastrico i piccoli gestori. Fortunatamente, per evitare questa spiacevole piega, il governo italiano sta cercando di tutelare maggiormente proprio coloro che gestiscono uno stabilimento balneare come fonte primaria di reddito. Infatti, stando a quanto si dice, l’impresa che, con le nuove regole, perde la concessione e non è ancora rientrata dagli investimenti precedentemente realizzati, avrà diritto a un indennizzo dal nuovo gestore entrante.
Per potersi aggiudicare i bandi si dovrà garantire un miglioramento dei servizi, con l’intento inoltre di scongiurare prezzi proibitivi per lettini e ombrelloni. Gli stabilimenti dovranno altresì consentire sempre l’accesso al mare, una disposizione già prevista ma spesso non rispettata.
Che ci fosse aria di cambiamento era evidente. Infatti, dal 2006 l’Europa ha stabilito che le concessioni devono essere messe all’asta. L’Italia però non si era adeguata, limitando così la concorrenza e rischiando una maxi-multa da parte di Bruxelles. Lo scorso autunno, poi, il Consiglio di Stato aveva stabilito il divieto di proroga delle licenze dopo il 2023.
Il cambio di passo dovrebbe scardinare rendite a volte ingiustificate e portare benefici ai consumatori. Per contro, mette in fibrillazione migliaia di imprese: temono di perdere ciò su cui si basa la propria attività o di dover sostenere spese più alte.
Luca Izzinosa