Chi non ha mai pensato, guardando una tela di Pollock, che somigliasse al telo paraschizzi dell’imbianchino? L’esplosione di colore e movimento che non presenta né un centro né una direzione è l’impressione predominante quando si osserva un quadro di questo artista.
Utilizzando la tecnica del dripping, che consiste nel versare e far gocciolare la vernice sulla tela posizionata a terra, sembra che voglia far credere che tutto sia casuale. Invece, diversi studi hanno dimostrato che le sue opere presentano una struttura interna molto complessa. Analizzando le sue opere si sono riscontrate geometrie frattali, ovvero figure geometriche che si ripetono all’infinito uguali a loro stesse su scala diversa e spesso presenti in natura come nelle forme degli alberi e dei rami oppure nei cristalli di ghiaccio o in alcune foglie e fiori.
In ogni caso, considerando anche che Pollock soffriva di ansia e depressione, nelle sue opere si riscontra da una parte l’espressione del suo animo tormentato e dall’altra l’ordine e l’equilibrio a tutto il suo caos interiore. E tutto questo viene dimostrato dalla composizione attenta e bilanciata dei colori, delle linee e delle direzioni. Le sue tele mostrano una sensazione di armonia complessiva dettata da una distribuzione uniforme degli elementi e la totale mancanza di accumuli di vernice in punti singoli.
Pollock era inoltre molto consapevole dell’interazione tra i vari strati di vernice, utilizzandoli con colori contrastanti e complementari creando in questo modo profondità e movimento.
Nonostante i forti disagi personali, le opere di Pollock sembrano solo in apparenza un groviglio del suo fragile mondo interiore. La loro potenza sta proprio nell’equilibrio perfetto tra caos e ordine.
Costanza Barbiroli