Nella lontana estate del 1969, precisamente il 21 di luglio, per la prima volta nella nostra storia, l’uomo atterrò sul nostro satellite, quasi come fosse un sogno. Ai tempi questo risultato segnò una svolta epocale e rese di fatto possibile l’impossibile.
Nella giornata di ieri, esattamente 53 anni dopo, la capsula Artemis I è partita dalla terra per orbitare attorno alla Luna. Ciò che rende speciale questa missione è il fatto che sarà proprio la buona riuscita di quest’ultima (incrociamo le dita) che riporterà l’uomo sulla luna nel 2024.
Ma la domanda più curiosa è la seguente: si può abitare sulla luna?
Per oggi possiamo accontentarci di un progetto di “abitazione spaziale” che ha conquistato la scena negli ultimi giorni chiamato “Lunark”, ossia un modulo “pieghevole”, pensato per coniugare leggerezza e resistenza. Considerate l’ambiente a bassa gravità e l’ingombro della tuta spaziale, un habitat da assemblare si può rilevare la soluzione più adatta alle particolari condizioni.
Lunark è facile da trasportare, perché si basa su una struttura in alluminio che contiene acqua, mobili e tutte le risorse occorrenti per ospitare fino a due persone. Sul telaio spiccano 328 celle solari, che consentono di creare un lato esterno ultra resistente e generare energia. All’interno sono previste cabine insonorizzate, arricchite da un sistema di luce che replica il ritmo circadiano e un simulatore meteorologico che crea tempeste, piogge e cieli soleggiati, utile anche per l’umore degli astronauti. Infine non mancherà il giardino verticale per coltivare verdure, un po’ come nel film “The Martian”.
Chissà, magari un giorno anche un uomo comune potrà abitare sulla Luna: chi vivrà vedrà!
Luca Izzinosa