Molto spesso nel settore immobiliare si sente parlare di nuda proprietà e di usufrutto ma di fatto, nella maggior parte dei casi, si ha un’idea molto vaga e poco chiara relativamente a questi istituti.
Per affrontare questo argomento bisogna innanzitutto conoscere il significato di diritto di proprietà, ovvero il diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.
Se è vero che la proprietà è un diritto reale ed esclusivo, è altrettanto vero che chi gode di questo diritto può decidere di costituire dei diritti reali minori dei quali possono godere altri soggetti.
Andiamo quindi per gradi: cos’è la nuda proprietà? La nuda proprietà non è altro che il valore della proprietà di un immobile privata e spogliata del diritto di usufrutto.
Tramite gli articoli 978 e seguenti del c.c. entra in gioco poi il concetto di usufrutto. Il diritto di usufrutto consente a chi lo detiene di godere in modo pieno ed esclusivo del bene e di trarne ogni beneficio fino al termine della sua vita.
Per chiarire in modo più semplice tutti i dubbi facciamo un esempio: Tizio gode della piena proprietà di un bene e decide di vendere la nuda proprietà dello stesso. Caio, interessato, acquista la nuda proprietà. A questo punto da una parte abbiamo Tizio, usufruttuario del bene (ovvero l’ex proprietario che ha venduto la nuda proprietà ma ha appunto conservato il diritto di usufrutto) al quale spettano le spese di manutenzione ordinaria dello stesso. Dall’altra abbiamo Caio, nudo proprietario (al quale spetteranno invece le spese di manutenzione straordinaria), che otterrà il pieno godimento del bene (per consolidamento) alla cessazione del diritto di usufrutto di Tizio ovvero alla sua morte.
Abbiamo quindi finalmente compreso come usufrutto e nuda proprietà siano di fatto due facce della stessa medaglia.
Luca Izzinosa