
Nel 1784 sul Journal de Paris, comparve un articolo nel quale Benjamin Franklin affermava che se, con l’arrivo della primavera e delle giornate più lunghe, si fossero spostate avanti le lancette dell’orologio, si sarebbe potuto risparmiare il consumo di candele.
Battezzata con il nome “ora legale”, in Italia venne introdotta per la prima volta nel 1916 per necessità di risparmiare energia durante la guerra e diventò definitiva nel 1966.
Nel 2001 l’Unione Europea ne regolamentò l’applicazione negli stati membri, fissando l’inizio alle ore 1.00 a.m. UTC (meridiano di Greenwich) dell’ultima domenica di marzo e la fine alle ore 1.00 a.m. UTC dell’ultima domenica di ottobre. Questo per noi italiani significa regolare l’orologio una ora avanti a marzo, per poi ripetere l’azione all’inverso ad ottobre.
Non tutti i Paesi del mondo hanno però deciso di seguire la convenzione dell’ora legale. Alcuni, come la Russia, l’hanno adottata in passato ma poi abbandonata, altri addirittura seguono sempre l’ora legale e hanno sospeso l’ora solare, ma, mentre nei Paesi del sud, come l’Italia, l’ora legale allunga effettivamente le giornate, al Nord, dove le giornate sono più estese, tale effetto non produce alcun beneficio, anzi qualcuno afferma che serva solo a ridurre le ore di sonno.
Questo ha portato nel 2018 la Commissione Europea ad indire un sondaggio al quale hanno risposto più di 4,6 milioni di persone, l’84 % delle quali hanno chiesto che il cambio dell’ora venisse abolito, mantenendo solo l’ora solare.
Il 26 marzo 2019 il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’abolizione dell’ora legale dopo il 2021. Dal 2022 dunque, ogni singolo Paese avrebbe scelto se mantenere tutto l’anno l’ora legale o quella solare. Per adottare la legislazione necessaria a porre fine ai cambi stagionali dell’ora occorre l’accordo sia del Parlamento che del Consiglio europeo. Quest’ultimo organo, tuttavia, non ha avuto modo di esprimersi a favore o meno della proposta. Lo scoppio della pandemia del 2020 ha dato priorità ad altre questioni, consentendo a paesi europei di rimandarne l’abolizione e di poter usufruire di più ore di luce, risparmiando così sui consumi elettrici.
Giovanni Baravelli Sabena