La parola “bagher” comunemente utilizzata da chiunque abbia un qualche, ancorché basico, rudimento di pallavolo, è utilizzata per descrivere il movimento dal basso verso l’alto che il pallavolista compie per ricevere una battuta avversaria, piegando le ginocchia, sovrapponendo le mani e unendo gli avambracci per formare una sorta di cucchiaio umano.
Il termine che significa, appunto, cucchiaio, ha origine Cecoslovacca e si dice sia stata utilizzata in riferimento alla pallavolo solo dal 1957, quando un pallavolista reduce di guerra era tornato a casa senza alcune dita di una mano a causa dello scoppio di una mina.
Al tempo, la tecnica di gioco prevedeva che la ricezione della palla in palleggio fosse la “rullata”. Specifica nel caso di battuta avversaria, era effettuata con entrambe le mani protese sopra la testa e accompagnata, subito dopo l’impatto, con una capriola all’indietro che serviva ad ammortizzare il colpo e dissiparne l’energia.
Questi, spronato dall’amore per lo sport e la sua voglia di giocare nonostante la sua menomazione, escogitò questo movimento, divenuto oggi insostituibile perché il solo in grado di frenare palle che viaggiano a una velocità superiore ai 100 km/h.
Giovanni Baravelli